Esprimersi significa, da un lato prendere coscienza di sé dall'altro manifestarsi agli altri. Le due cose sono tanto essenziali ad un armonioso sviluppo della personalità, che chiunque'non ne abbia sperimentato la possibilità, non riesce a raggiungere pienamente il proprio equilibrio interiore, né una reale completezza di rapporti umani.
L'educazione non può non tener conto di questa esigenza, resa più acuta e insoddisfatta nella vita moderna, fatta di schemi e di artifici, condizionata dal tecnicismo che ne domina tutte le manifestazioni, sempre più povera di genuinità e freschezza. Ma tener conto di questa esigenza significa per gli educatori: consentire e favorire l'espressione in tutte le sue forme, per conoscere i ragazzi ed aiutarli a crescere; fornire quindi ai ragazzi i mezzi espressivi pA efficaci; condurli attraverso l'espressione, da un lato alla creazione artistica, dall'altro alla capacità di conoscere ed apprezzare l'arte, fino a giungere ad una penetrazione estetica del mondo della cultura, che implica ovviamente l'arricchimento della personalità e l'affinamento dei gusto.
In linea generale ogni attività può avere valore espressivo, Quando suscita una partecipazione gioiosa e intensa, ma soprattutto libera. Tuttavia chiamiamo più propriamente attività espressive quelle che impegnano tutte le componenti della personalità e agiscono su di essa come forza liberatrice, come manifestazione creativa, come fonte inesauribile di oggettivazione del proprio mondo interiore, ricerca e valorizzazione di se stessi e possibilità d'incontro con gli altri. Esse si servono di forme che possiamo raggruppare sommariamente in tre tipi:
- espressione figurativa;
- espressione musicale e ritmica;
- espressione drammatica.
Tutte e tre questa forme, presenti già alle origini dell'umanità, rispondono ad istinti elementari, fortemente radicati nella natura umana, l'evoluzione dei quali diede origine alle più ricche ed affascinanti manifestazioni artistiche, attraverso i millenni e che tuttavia si ritrovano nei loro aspetti primordiali nel gioco e nell'attività spontanea del bambino, fino al momento in cui gli adulti non intervengono a sopprimerle o a deviarle o a immiserirle. Accenneremo brevemente alle prime due, per soffermarci più lungo sulla terza, che può dare lo spunto ad una ricca gamma di attività.
L'espressione figurativa
Il desiderio di dare forma e colore alle proprie immagini si manifesta molto presto nel bambino e i risultati della sua attività in questo campo assumono spesso aspetti così immediati e sinceri, da consentire agli psicologi di servirsene per le loro diagnosi e agli educatori per rendersi conto di certe difficoltà o sfumature di carattere dei ragazzi. E' quindi estremamente importante che gli educatori offrano il più possibile numerose e varie occasioni di espressione figurativa, dal disegno, alla pittura a dita e a pennelli, allo strappo e ritaglio, al modellaggio. Il tipo di intervento dell'educatore durante attività di questo genere Ha un'importanza fondamentale, non solo per il raggiungimento di risultati più o meno buoni, ma addirittura per la creazione dei presupposti necessari perché l'attività stessa continui a manifestarsi: non é raro il caso di ragazzi che già nelle prime classi elementari dichiarano di non saper disegnare; quasi sempre si tratta di ragazzi che hanno perso la fiducia in se stessi, in seguito ad interventi sbagliati da parte degli educatori. In questo campo non si tratta di insegnare e correggere, ma piuttosto, una volta dato il minimo di consigli tecnici indispensabili, da un lato d'incoraggiare sempre, notando ogni piccolo aspetto positivo: ogni progresso nel loro lavoro; dall'altro di arricchire la loro esperienza, di aumentare le loro occasioni d'osservazione della realtà, di indurli appena é possibile ad un giudizio obiettivo sul proprio lavoro e su quello dei compagni Occorre inoltre che l'educatore riesca a liberarsi dalle proprie personali concezioni estetiche, che lo indurrebbero a giudicare sommariamente bello o brutto un lavoro d'un ragazzo, e più ancora di certe sue esigenze di ordine, che tenderebbero a fargli pretendere la bella pagina, pulita e insignificante col disegnino pallido e scolorito e temere invece il colore violento, le linee decise. E' infine ovvio che, se è bene cominciare abbastanza presto a condurre i ragazzi all'osservazione e all'apprezzamento delle opere d'arte figurativa, l'offrire modelli da copiare, siano essi più o meno illustri, é sempre negativo e non fa che bloccare alle origini qualsiasi spinta creativa; occorre invece che i ragazzi si rendano conto che ogni loro creazione, per quanto modesta, vale più della migliore copiatura.
Per quanto riguarda il materiale, possiamo dire che l'uso del colore dovrebbe precedere quello della matita, che il grosso blocco di creta é di gran lunga più efficace del pezzetto di plastilina, che il materiale non deve costituire un limite, ma uno stimolo all'espressione e favorire l'educazione al gesto largo e sicuro.
L'espressione ritmica e musicale
Se nelle attività figurative l'espressione è tipicamente individuale, in quelle musicali e ritmiche si può arrivare alle più complete e vive forme di espressione d'una comunità. Includiamo in queste forme il canto e la danza folcloristica (adatta quest'ultima ai ragazzi di età superiore ai dieci-dodici anni), che furono da sempre modi di manifestarsi gioiosi, tristi, appassionati di stati d'animo collettivi. E' importante in questo campo, da un lato la scelta d'un repertorio adatto, che conservi il carattere ad un tempo elementare e ricco di forza espressiva del folclore, che abbia un effettivo valore musicale e ritmico, che non richieda particolari doti interpretative; dall'altra la partecipazione di tutti i ragazzi, senza esclusioni, basata sul diritto d'ognuno di sentirsi intimamente parte della comunità che in tal modo si esprime. Evidentemente non hanno parte in attività di questo tipo le tanto volentieri sfruttate canzoni del repertorio televisivo, mediocre omaggio alla moda e gradita occasione di soddisfacimento dell'esibizionismo individuale. Le danze folcloristiche saranno sostituite con i piccoli dai giochi cantati, che si servono in forma giocosa dei più semplici passi e figure delle danze ed hanno origini altrettanto antiche.
Indubbio valore per l'espressione musicale individuale ha l'interpretazione libera di musiche e ritmi, attraverso movimenti creati da ognuno spontaneamente o su temi dati.
L'espressione drammatica
L'attività drammatica spontanea ha innumerevoli manifestazioni già nella prima infanzia. Essa risponde a un istinto, non ancora definito da un punto di vista psicologico, ma che è certo lo stesso che diede origine al teatro e prima ancora alle cerimonie e ai riti dei popoli primitivi. Nei bambini questo tipo di attività che é inizialmente alla base di tutti i giochi, assume via via l'aspetto di imitazione di se stessi in situazioni altre volte vissute come piacevoli (giochi di "far finta") imitazione del mondo adulto, come possibilità di sottrarsi alla sua influenza o di risolvere i propri conflitti con esso o di fingere in esso rapporti, sia quelli che si vorrebbero nella realtà (giochi con temi di ambiente familiare), imitazione di personaggi fantastici che suscitano timori e che portano al superamento degli uni e delle altre (giochi con temi fiabeschi), creazione di temi più complessi, nati dall'allargamento del mondo fantasioso, attraverso letture, racconti, spettacoli (giochi di guerra, di cow boys, di avventure, ecc.). Quando le condizioni sono favorevoli, l'attività drammatica nasce spontaneamente. Nell'intensità violenta dei desideri, propria dei bambini, specialmente piccoli, nel loro egocentrismo, che li induce a credere al potere evocatore d'un gesto, da cui tutto può essere creato, nella loro scarsa capacità di distinguere realtà e sogno, sono altrettante molle della creazione drammatica.
Compito dell'educatore é evidentemente, favorire l'evoluzione di queste attività, già per se stesse adatte ad impegnare tutte le facoltà fisiche, psichiche e creative, verso forme più complesse ed organiche, con le quali i ragazzi s'impadroniscono della realtà e attraverso questo possesso la conoscano, fino ad avvicinarsi alle fonti originarie dell'arte. Si tratta quindi di liberare l'attività spontanea di quanto essa ha di caotico e occasionale, di vago ed effimero, attraverso una preparazione che serva ad affinare da un lato la sensibilità, dall'altro i mezzi espressivi. L'intervento dell'educatore in questo campo deve essere estremamente delicato e prudente, per non rischiare di sottomettere l'autenticità e la ricchezza della espressione al desiderio di risultati immediati ed evidenti. Si tratta prima di tutto di fornire spazio, tempo, libertà e calma sufficienti perché il gioco nasca da sé, elementi a cui si deve aggiungere naturalmente un rapporto positivo di fiducia tra adulti e ragazzi. E' importante inoltre che si offra un materiale capace di suscitare il gioco, stimolando lo spirito creativo: tessuti per costumi improvvisati, cassette e cubi di legno, assicelle, cordoni, elastici, spille di sicurezza, ecc.
Ugualmente utile é tutto quanto po' arricchire la fantasia e l'esperienza dei ragazzi: narrazione e lettura di racconti e storie adatti all'età dei ragazzi, osservazione di animali, di persone che svolgono attività di tipo manuale, di documenti, di costumi storici e folcloristici. I giochi di espressione, tipo "i mestieri", "gli ambasciatori muti", "le azioni", ecc. possono essere validi esercizi di preparazione all'espressione drammatica, perché utilizzano l'osservazione e la capacità di concentrazione. Le danze e i giochi cantati, gli esercizi fisici e i giochi sportivi hanno essi pure una validità notevole per l'acquisto di sicurezza, grazia, padronanza dei propri movimenti da parte dei ragazzi.
Se tutte queste possibilità d'intervento indiretto devono essere opportunamente sfruttate da parte dell'educatore, anche gli interventi diretti non sono da trascurare; essi condurranno l'educatore da un lato a cogliere il momento e la sollecitudine adatta per partecipare egli stesso al gioco dei ragazzi, arricchendolo di elementi e deviandolo da eventuali eccessi o manifestazioni volgari e violente, non dall'esterno ma nella sua qualità di personaggio; dall'altro a proporre dei temi, quando il gioco non nasce spontaneamente. La scelta dei temi presenta alcuni problemi, di cui si deve tener conto; non tutte le storie possono essere giocate. Perché questa possibilità esista occorre: che la storia contenga l'azione (senza seguito di continuità, di fatti materiali e psicologici, derivanti necessariamente l'uno dall'altro); che l'azione si possa ripartire tra un certo numero di personaggi effettivi (capaci cioè di evolversi psicologicamente, in rapporto alle varie situazioni che si vengono via via creando); che un vero interesse nasca per la storia stessa. così che i ragazzi desiderino viverla. Sono ovviamente da escludere le storie di tipo descrittivo e quelle moraleggianti, o lacrimevoli, o paurose.
Il gioco drammatico, storia intensamente vissuta, la cui realizzazione richiede ovviamente la costruzione ed uso di accessori e costumi, le riflessioni sul carattere e le reazione dei personaggi, la ricerca d'un linguaggio adatto ad essi, la consapevolezza della propria necessità nell'insieme e quindi un atteggiamento disponibile verso gli altri altrettanto necessari, pronto alla collaborazione e all'intesa, che permette ad ognuno di sentirsi valorizzato in base alle proprie possibilità è spesso male inteso nei suoi fini e nella sua utilizzazione. E' evidente che se esso può costituire la migliore forma di preparazione ad una futura attività teatrale, è però ben lontano dall'essere teatro. Due elementi fondamentali lo differenziano dal teatro: attore e autore nel riso drammatico si identificano, così che il linguaggio del personaggio nasce dall'azione stessa nel momento in cui essa viene creata; nell'assumere le vesti del suo personaggio non si richiede al ragazzo d'uscire da sé, ma di essere più pienamente sé stesso.
Un terzo elemento importante, oggetto di notevoli equivoci nella pratica dell'attività drammatica con i ragazzi, si può aggiungere agli altri due: se nel teatro l'azione nasce per essere "rappresentata" (cioè resa presente) e richiede quindi un pubblico, nel gioco drammatico essa non vale che per coloro che la vivono e se ne arricchiscono vivendola; il pubblico gli è sempre inutile e spesso dannoso, in quanto limita con le sue esigenze l'immediatezza della realizzazione ed obbliga alla ricerca d'una efficacità spettacolare.
Concludiamo col dire che solo attraverso il gioco drammatico, non attraverso il teatro, tutti i ragazzi, anche i meno dotati, hanno la possibilità di godere della ricca gamma di benefici educativi che l'attività drammatica offre, la possibilità di giungere allo sviluppo armonico e completo della propria personalità, come é loro diritto.
Una particolare forma di attività drammatica é costituita dal gioco di marionette. Qui la creazione drammatica comincia dalla costruzione del proprio personaggio, che prende vita e carattere dalle esigenze espressive di chi lo realizza. Il personaggio oggettivato in pupazzo, esistente e reale al di fuori da se stessi, ha la stessa funzione protettiva della maschera nel gioco drammatico, così da costituire un valido aiuto per la conquista della libertà espressiva, da parte dei ragazzi timidi e inibiti. Evidentemente anche con le marionette non si tratta di cercare commediole da studiare a memoria e recitare, ma di dare ai ragazzi la possibilità d'inventare, scegliere una storia, nella quale i loro personaggi trovino un posto adeguato e un linguaggio spontaneo. Con i piccoli (al di sotto dei sei anni), a cui non e ancora possibile chiedere che si costruiscano da sé la propria marionetta, occorre dare marionette già costruite per loro dagli adulti. In questo caso però diventa estremamente importante che i piccoli possano scegliersi il personaggio che più risponde alle loro esigenze .
E' infine il caso di accennare a quanto sarebbe importante che proprio gli educatori sentissero l'esigenza di acquistare una preparazione personale nel campo dell'attività drammatica (gioco drammatico e marionette), non solo per poter guidare con la necessaria competenza e sensibilità le attività dei ragazzi, ma per mettersi in grado di realizzare degli autentici spettacoli per ragazzi, dando così il solo possibile contributo efficace alla battaglia contro il cattivo gusto diffuso, l'esaltazione della violenza, l'imposizione di modi e forme standardizzati, che caratterizzano la maggior parte degli spettacoli dedicati ai ragazzi.
(Articolo apparso su "Insieme" no. 5 - maggio 1968)